30 Dicembre 2020    Adriano Didonna

Il 2020 è stato un anno molto particolare per tutti noi.

La crisi pandemica dovuta alla diffusione su scala mondiale del virus COVID-19 ha avuto un impatto dirompente sulle nostre vite e sulla nostra economia. In particolare, ha influenzato notevolmente le nostre abitudini giornaliere, comprese i consumi.

Uno dei primi effetti sul comparto agroalimentare è stato, da un lato, l’aumento della spesa domestica delle famiglie per prodotti alimentari e, dall’altro, un notevole calo di consumi nel comparto HORECA, dovuto principalmente alla chiusura di ristoranti, bar, trattorie, pizzerie e simili, susseguitesi a partire da marzo 2020.

Il principale canale di acquisto di prodotti agroalimentari per le famiglie resta il supermercato (42% della spesa globale[1]), nonostante la pandemia abbia accelerato lo sviluppo di canali di distribuzione che fino ad oggi hanno avuto un ruolo ridotto nel comparto agroalimentare, come la vendita diretta o l’acquisto online. Infatti si rilevano i seguenti trend:

  1.     molte imprese, per superare le difficoltà logistiche e organizzative dei canali consueti di distribuzione dovute al lockdown, hanno preferito orientarsi verso canali di vendita diretta (da un’indagine ISMEA risulta che la quota dei produttori che si avvale di tale canale di distribuzione sia passata dal 17% nel 2019 al 21,7% nel 2020);
  2.     un notevole incremento della digitalizzazione dei canali di distribuzione, con forte orientamento all’e-commerce;

A sostegno di tali dati, la ricerca dell’Osservatorio “The word after lockdown“, realizzata da Nomisma e Fileni e condotta su un campione di 1.000 acquirenti italiani dai 18 ai 65 anni, ha evidenziato che il 22% dei consumatori ha incrementato gli acquisti a km 0 e prodotti Made in Italy e il 28% degli intervistati ha iniziato ad acquistare prodotti alimentari provenienti da filiere corte proprio durante la quarantena.

Ma perché scegliere di acquistare un prodotto distribuito tramite filiera corta?

I vantaggi per il consumatore sono notevoli: prezzi al dettaglio più bassi, derivanti dallo snellimento dei passaggi produttivi dal produttore al consumatore; possibilità di acquistare prodotti direttamente dal produttore, instaurando con esso un rapporto di fiducia; poter contare su un canale di distribuzione comodo ed accessibile a tutti.

L’agricoltore acquisisce pertanto un ruolo fondamentale come protagonista nella filiera, salvaguardando tradizioni e rapporti sociali di un’intera categoria produttiva fondamentale per il nostro Paese.

Inoltre, grazie alla filiera corta, sono necessari meno mezzi di trasporto per fare arrivare un prodotto dal campo alla tavola: meno camion merci, meno navi, meno aerei. In sostanza, meno inquinamento.

Per questo il nostro Progetto ha l’obiettivo di riscoprire le realtà imprenditoriali del nostro territorio, di valorizzarle e progettare con loro una Comunità del Cibo che possa azzerare o perlomeno minimizzare la distanza tra l’orto (la produzione) e la tavola.

Che possa essere l’inizio di un nuovo modello di vita?

Se vuoi partecipare alla nostra Comunità del Cibo, aiutarci nella sua progettazione o semplicemente raccontarci la tua storia, non esitare a contattarci.

 

[1] Dati estrapolati dal report “Consumi alimentari – i consumi domestici delle famiglie (gennaio – settembre 2020)” pubblicato da ISMEA nel novembre 2020.