11 Gennaio 2021    Alessandra Spagnulo

Consumare prodotti orticoli rispettandone la stagionalità può rappresentare un vantaggio per i consumatori e per l’ambiente. 

Che cosa si intende per stagionalità?

Prima di analizzare i vantaggi legati al consumo di prodotti orticoli di stagione, soffermiamoci sulla definizione di stagionalità: un prodotto orticolo può essere coltivato e consumato nella stessa zona climatica (ad esempio, prodotto in Italia e consumato in Italia), seguendo una stagionalità locale, oppure può essere coltivato in un Paese rispettando la stagionalità locale, ma essere commercializzato e consumato in un Paese diverso (ad esempio prodotto in campo in Nuova Zelanda e commercializzato e consumato in Europa); in questo caso si parlerà di stagionalità globale

In entrambi i casi si parla sempre di stagionalità, ma se la stagionalità globale garantisce una maggiore diffusione dei prodotti orticoli sul mercato globale e una variabilità alimentare ampia e consistente durante tutto l’anno, la stagionalità locale, permette la valorizzazione dei prodotti legati al territorio e alle attività produttive locali oltre che la tutela delle cultivar tradizionali tipiche dei diversi territori. 

Si svincola dal concetto di stagionalità, invece, la produzione in serra, ampiamente utilizzata in tutto il mondo per anticipare o ritardare le produzioni o per realizzarle completamente fuori stagione e per far arrivare sul mercato tutti i prodotti orticoli che si desiderano in qualsiasi momento dell’anno.

Perché è importante fare attenzione alla stagionalità degli ortaggi? 

Innanzitutto per le caratteristiche nutrizionali: il contenuto di composti bioattivi di un ortaggio prodotto in campo e raccolto seguendo la stagionalità è migliore rispetto ad una produzione fuori stagione, in quanto la concentrazione di questi composti è strettamente correlata a fattori ambientali fondamentali come la luce e la temperatura tipiche di un determinato periodo dell’anno. In più, se il prodotto di stagione è commercializzato tramite filiera corta, si evitano tutte quelle fasi di post-raccolta come lo stoccaggio e il trasporto, che sono spesso associate alla perdita di tali composti.

Oltre ad aspetti nutrizionali, va sottolineato il vantaggio per il consumatore in termini di riduzione dei costi, poiché acquistare un prodotto fuori stagione è sicuramente più costoso di acquistare un prodotto di stagione. Al costo netto per la produzione in campo, vanno infatti aggiunti i costi legati al trasporto e allo stoccaggio o i costi di produzione in serra, dovuti alle spese energetiche per ricreare le giuste condizioni di temperatura, umidità e luce  tipiche del periodo naturale di maturazione, facendo notevolmente incrementare il prezzo finale del prodotto sul mercato. 

Coltivare ortaggi fuori stagione in serra, inoltre, ha un impatto sull’ambiente: il riscaldamento e l’illuminazione artificiali sono connessi infatti all’emissione nell’ambiente di gas ad effetto serra; non solo, spesso per garantire un buon raccolto fuori stagione sono utilizzati più prodotti chimici (concimi, fitofarmaci), con ripercussioni sull’inquinamento ambientale. 

Riteniamo, quindi, che sia fondamentale conoscere la stagionalità dei nostri prodotti orticoli per renderci consumatori e acquirenti consapevoli; pertanto vi proponiamo un esempio di calendario delle stagionalità redatto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.